Curatore d'Arte

Diana Kirova

Evasioni dal sé, evasioni dall’altro, evasioni nell’arte

Frutto di creazione che è fatta di uno studio che dà vita, costruisce e poi, nell’atto artistico toglie, strappa, lacera, l’arte di Diana Kirova, nel titolo di una delle sue più recenti opere,“EVASIONI”, restituisce il senso più profondo della sua essenza, artistica e personale. Questa corrispondenza duale (artista/individuo) definisce il suo essere artista attraverso le emozioni, concarnate nella pittura, che vogliono evadere: il desiderio di Libertà. Facendo riferimento alla filosofia, il dizionario ci suggerisce questo concetto di “libertà”:“Capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e diautodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli.”L’arte è libera, libera ne è (e deve essere) certamente la sua espressione, e questo Diana lo ha compreso e fatto suo nella più profonda interiorità. Il desiderio di libertà personale della pittrice è espresso infatti attraverso il medium artistico. Nel suo forte desiderio, negato, di fare arte, sgomitando nei percorsi della vita, la Kirova SCEGLIE in favore della pittura. La scelta è già, in nuce, un atto di libertà!La sua non è una libertà personificata, che vuole guidare, ma è fortemente evocata. La suaevocazione è, in prima istanza, visibile nella scelta dei soggetti in un passaggio da i volatili, una evidenza immediata all’idea di libertà, alle barche a vela che ne sono metafora, e restituiscono un messaggio più sottile. Non è soltanto la barca a rappresentare la libertà, ma anche e soprattutto il viaggio che la barca compirà, un viaggio attraverso un cielo e un mare che, sulla sua tela, si fondono: cielo e mare evocano già (singolarmente) il senso più profondo dell’infinito, uniti insieme in uno sfondo neutro, sono sublimati.Da una prima percezione, empiricamente attivata, ci si aspetterebbe una linea di orizzonte, la si anela automaticamente nella mente nella continua ricerca (squisitamente umana) di certezze acquisite: queste sono qui, come già hanno provato altri artisti non solo del secoloprecedente, celate. Questo senso d’infinito, dato dalla mancanza, voluta, della linea di orizzonte, è però capace di restituire quel desiderio di libertà, quel viaggio nel raggiungimento della stessa in cui s’innesta la barca (che forse potrebbe chiamarsi proprio Diana?) che è, in questa fase, protagonista della pittura della Kirova, che accetta le sfide del contemporaneo, guardandosi dentro…La ricerca della libertà è quindi lo stimolo interiore più forte dell’artista, nella sua personalissima tecnica che la contraddistingue: gli strappi, “ductus” pittorico che la caratterizza, concedono alla pittura di rappresentare solo ciò che “serve” a restituire il senso profondo dell’opera e allo stesso tempo mettono in evidenza come, nel viaggio della vita, siano proprio le lacerazioni a connaturare l’esistenza, qualcosa che ci è stato tolto ma che in realtà “funziona”, come ben fa nelle opere di Diana, per definire ciò che di più intrinseco c’è in ognuno di noi.In tal senso peculiare è l’uso dei simboli: un significante pittorico capace di esprimere “attivamente” il significato. Qui l’artista non sceglie di togliere o di risparmiare ma di aggiungere. La simbologia nasce dall’esigenza di esprimere un’emozione senza dover per forza raccontare (pittoricamente): lo scopo della Kirova non è narrativo o descrittivo, bensì quello di “tirar fuori”, e il simbolo è evidenza che si fa sensibile attraverso il medium pittorico, là dove la tecnica si fa strumento per restituire un messaggio.Se la figura umana partecipa alla pittura, la figurazione è spesso a risparmio, sottende una profondità espressa e, coinvolgendo lo spettatore, focalizza il significato dell’opera, il suo motivo per cui “esserci” come un’apparizione, etera, si fa portatrice muta di un sentimento: muta come l’arte è per sua natura, ma tanto eloquente come Diana sa essere attraverso la tela.Quella della Kirova è una ricerca continua di spunti destinati a esprimere un sentimento interiore, che l’artista è capace di tradurre in immagine; anche quando la vita si fa soffocante, la fuga da questa porta Diana all’arte, a sublimare il suo desiderio di libertà, concedendosi, attraverso lo studio, i colori, la personalissima tecnica e la dedizione estetica (finanche nella scelta dei titoli), la sua dose di evasione.In una vita in cui l’artista (e forse non solo lei) sente di non aver sempre potuto scegliere, l’arte le concede la possibilità, che lei accoglie con capacità, gusto e personalissimo stile, di scegliere. Sceglie la sua arte che “lascia intendere” ma che, interiormente, desidera gridare la sua verità, la sua libertà.Nella vita che non l’ha resa libera, l’arte “lo tenterà”. 

Federica Stramaglia Storica e Critica d’arte

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