Curatore d'Arte

Mario Palma Viaggio nel centro della materia

Mario Palma Viaggio nel centro della materia

Mario Palma Viaggio nel centro della materia Mostra Personale a Cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi presso Rilievi Contemporary Art Via della Reginella 1/a Roma.

21 aprile – 5 maggio 2016

Inaugurazione giovedì 21 aprile ore 18,30

Intervento Critico di Marcello Carlino

Apertura: tutti i giorni dalle 10,30-19,30

Mario Palma è Otto Lidenbrock, il professore di mineralogia che si avventura, dal cratere di un vulcano, nelle meraviglie fantastiche del centro della terra. Mario Palma è Jules Verne pittore. Mario Palma è viaggiatore di pura vocazione fisica, spirituale, artistica, e tutti i suoi dipinti lo dichiarano apertamente: dagli aquiloni spossati nei voli immaginari, ai globuli nastriformi di luce nei buio cosmico; dalle conchiglie memoria di mondi metafisici, ai paesaggi americani spazzati di vita; dai deserti muti e mutevoli, alle aurore dei colori in attesa; dalle preistorie magmatiche striate dal tempo, alle folgorazioni sanguigne delle viscere stratificate di Petra. Un lungo viaggiare! Un viaggiare di emozioni, un viaggiare pittorico da innamorato, da curioso, da ricercatore, e oggi, non stanco, non contento, Mario palma, con questi ultimi lavori, si incammina oltre Petra e va dentro la materia fin dove risiede l’atomo, dove dimorano le particelle, dove si nasconde il mistero. E lo fa con tele di piccole dimensioni, forse col desiderio inconscio di creare un’armonia solidale con il macro-infinitesimo vitale da ricercare e svelare. Se nelle sedimentazioni di Petra percorre migliaia di anni, in queste ultime opere, a bordo di pennello sapiente e cosciente, Mario Palma attraversa milioni di anni fino alla genesi, fino all’origine assoluta. Ecco la luce appena dopo il Big Bang, ecco il caos e il magma in formazione a catturare i fotoni, a vestirsi di colori, ecco la materia che inizia la varietà, ecco le cavità e le protuberanze e gli anfratti e gli abissi e i calanchi, ecco la roccia e la pietra e i sassi, ecco l’acqua vagabonda e la vegetazione e l’erba. Ecco l’argilla preziosa! La materia vive, respira, e l’argilla crea Adamo, e la costola dalla carne crea Eva. Un viaggio fino alla sorgente, un viaggio fino agli dei, e lungo il cammino l’erba muore e la carne si dissolve, solo il sasso resta; il sasso è immutabile, è sacro, è dio; il sasso accoglie i segni e la polvere di uomini, di stirpi, di generazioni; il sasso è noi e il nostro passaggio; il sasso vive di una vita lentissima, anzi il sasso non vive e non muore; è l’essere. E questo viaggio pittorico di Mario Palma ci prende per mano a condurci proprio all’essere, al nostro essere di polvere, di argilla e di pietra. Con l’anima dell’arte!      Sandro Bottoni
Il colore è vita, una natura senza colori è una natura spenta, afana; nei tuoi quadri io non sento la dimensione trascendentale della mitica Petra , immanente nella sua superba bellezza monumentale , dove predominano i ritmi statici e plastici delle strutture verticali.
Nei tuoi dipinti io sento la voce arcana della natura primordiale, le linee – forza delle stratificazioni millenarie della dimensione della pietra, della quale hai assimilato, la poetica intima e molecolare delle vibrazioni cosmiche dell’Universo, dei tempi remoti, quando la Natura Madre viveva perenne nell’immacolata essenza di una purezza femminea e poetica. I tuoi colori esprimono le interiori armonie della tua natura poetica, da collega e poeta, ti suggerisco, per l’avvenire, di lasciare libero il sentimento e la fantasia, oltre il dato naturalistico esteriore. Ti auguro salute prosperità, a presto riconoscerci nella qualità nostra dell’Arte Assoluta. William Tode
Mario Palma nasce a Grumo Nevano (NA) l’11 settembre 1940. Si forma a Napoli, inizialmente sotto la guida di Francesco Galante e Fulberto Pettinelli. Nella Accademia di Belle Arti della stessa città ha come maestro Giovanni Brancaccio. La scuola napoletana e le frequenti prove di pittura en plein airconcorrono a determinare alcuni tratti del suo stile pittorico, prestandogli una cura puntuale e minuta dei dettagli.
Trasferitosi nei primi anni Sessanta in Ciociaria, dove insegnerà discipline artistiche fino al 1996, Palma incontra e frequenta assiduamente i pittori che operano nel territorio e quelli che vi si sono trapiantati da altre regioni conservando le tracce delle loro geografia culturale di origine.
Il dialogo con questi, una sorta di confronto multiculturale e i continui contatti con Roma, specialmente con gli artisti e le opere della Nuova Figurazione, sono tappe decisive del suo percorso: forme e linguaggi della sua pittura aprono la rappresentazione a uno spazio a una tensione fantastici e surreali.
Palma espone i suoi lavori in mostre personali e collettive allestite in diverse città italiane; e dal 1971 prende a collaborare frequentemente con la galleria “Trifalco” di Roma, diretta da Giannina Angioletti. Nel 1972, durante i convegni previsti nel programma “Premio Valbruna” di Gabicce Mare, conosce Elio Filippo Accrocca, poeta e storico della poesia (insieme ad altri intellettuali del dopoguerra), che gli rimane legato in un lungo rapporto amicale e che, negli anni futuri, gli dedicherà una nota di presentazione in catalogo.
Sempre nel 1972 incontra Michele Prisco, per un cui romanzo pubblicato da Rizzoli realizzerà l’illustrazione della “prima copertina”.
L’amicizia fraterna con Prisco è tra l’altro l’occasione di scoprire i fattori di reciprocità di arte e letteratura; e diviene uno stimolo costante a riflettere sulle forme del racconto in pittura. La carica evocativa degli oggetti è un ulteriore elemento di senso che viene suggerito a Palma dallo stretto sodalizio con Prisco e dalla lettura partecipe della sua opera narrativa.
Con un altro intellettuale di statura europea che le sue radici nella cultura cosmopolita di Napoli, Palma ha modo di allacciare rapporti di consuetudine culturale e d’amicizia: è Mario Pomilio, che poi recensirà una sua cartella di acqueforti edita nel 1980.
Pittore che – secondo l’idea della fecondità e della vitalità della interazione e del dialogo tra le arti – ritiene di fondamentale rilievo guardare, oltre che alla produzione artistica, alle esperienze letterarie contemporanee, Palma entra in contatto nel 1975 con Libero de Libero. De Libero, di cui esplora la grande collezione d’arte e la ricca biblioteca, è nel corso di frequenti incontri il testimone diretto, acuto e partecipe di una stagione culturale vivissima tra Scuola Romana e Novecentismo, Ermetismo e mitografie metafisiche – che viene così ripercorsa e assimilata e diventa, nell’opera di Palma della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, uno strumento attivo di rideterminazione del linguaggio nel tempo maturato alla luce di apporti stilistici e ideologico-artistici diversi: dalla tradizione napoletana alla Nuova Figurazione alle avanguardie.
Si approfondisce e si potenzia di luminosità l’inclinazione surreale della sua pittura, che appare in questo debitrice del surrealismo mediterraneo di de Libero.
Gli ultimi anni Settanta e gli anni Ottanta sono fitti di significativi scambi culturali. Carlo Giacomozzi, che gli dedica un articolo su “La Fiera Letteraria”, è un interlocutore abituale; un altro è Marcello Venturoli, che mostra molto interesse per le sue opere e le presenta in catalogo.
Nello stesso periodo Renzo Margonari lo invita a una personale nella galleria “L’incontro” di Ostiglia e destina una tela di Palma al Museo Civico di Finale Emilia di cui è direttore. Nel 1986 conosce Cesare Vivaldi, critico d’arte sensibilissimo e protagonista tra i maggiori della poesia a Roma; una personale tenuta nel 1987 presso la galleria “Trifalco” è accompagnata appunto da uno scritto di Vivaldi, che mostra particolare apprezzamento per i lavori dell’Artista e lo invita nello stesso anno a una rassegna sul tema “Il Fantastico”, organizzata nella città di Viareggio.
Nel 2004 Giorgio Di Genova lo inserisce nella Storia dell’Arte Italiana. Generazione anni 40, ed. Bora Bologna. Nello stesso anno il Museo Bergellini di Pieve di Cento (BO) acquisisce due tele dell’artista, nella collezione permanente del Museo. Altre opere sono esposte in permanenza presso le gallerie Giorgio Ghelfi di Verona e di Montecatini.
La produzione artistica si svolge come monograficamente per cilci tematici, legati in modo speciale all’osservazione e allo studio delle forme della materia e della natura, vista come frontiera e come questione ineludibile della nostra contemporaneità.
Anche per questo i viaggi, talvolta lungo itinerari avventurosi (ad esempio quelli ricorrenti nel deserto del Sahara), appartengono come momenti necessari di impulso e di chiarificazione al farsi della sua pittura.
Il viaggio infatti porta allo scoperto le dinamiche del lontano e del vicino, dell’appaesamento e dello spaesamento straniante: dinamiche che sono poste quali dimensioni dialettiche nodali al centro della rappresentazione di Palma e che, considerate irrinunciabili, innervano segnatamente la sua messinscena della natura. Per effetto di questa dialettica la sospensione spaesante delle figure è oggi una marca delle più evidenti della pittura di Palma, adesso intensamente impegnata anche in una ripresa autoriflessiva e in una rilettura a distanza di temi e di composizione di periodi precedenti: in questo ambito si pongono le recenti elaborazioni pittoriche che rivisitano i resti e i frammenti parietali della città giordana di Petra – marca che si ravvisa netta nelle sculture, aperte alla luce e al colore, sospese tra iconico e aniconico, che ultimamente Palma sta sperimentando.
Mario Palma was born in 1940 in Grumo Nevano (Naples). His artistic develpment started in Naples under the direction of Francesco Galante and Fulberto Pettinelli. He then became the pupil of Giovanni Brancaccio at the Academy of Fine Arts of his town. The Neapolitan school and the frequent painting trials “en plein air” characterized his style, in particular for the fine care of the details. From 1960 to 1996 he taught artistic discplines. The frequent contacts with the artists and the artworks of the “New Figuration” built, at that time, the most important stages of his development, thus allowing a more fantastic and surrealistic portrayal. Palma’s artistic production is characterized by the observation of forms of materials and nature (which are seen as borders) and by his frequent journeys to adventurous lands (the Sahara). he took part in many personal and collective exhibitions and some of his artworks were bought by museums or permanently exhibited at the Gallery Ghelfi in Verona.

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